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martedì 22 ottobre 2013

Ti farà sperare

Il Pincio, Roma, giugno 2013

Il mare, quando s'infrange sugli scogli, ché è come il cuore che freme e scalpita al primo appuntamento. Il ricordo di te da bambina, stretta alle ginocchia di tua madre, la donna forte come la pietra di una colonna. Il primo giorno di liceo: i passi a tentoni e confusi tra le facce antipatiche di compagni sconosciuti. La prima vacanza con le amiche, il bicchiere di troppo, lo sguardo del ragazzo che non vedrai più. Il primo 'Primo Maggio', la musica che rompe i timpani e le ossa, il giorno dopo tra confusione e felicità. La manifestazione da universitaria, il corteo per un diritto, il mondo stretto in una mano. Il sogno di cambiare la storia intorno a te. Lui, l'amore, la malinconia e la nostalgia di una notte che poi diventa mattino. L'aereo che decolla, l'Italia vista da una piccolissima finestra, le luci di Roma. Roma infinita, il giorno in cui sei arrivata, la casa nuova, la vita che ricomincia, la lacrima dell'ultimo giorno alla stazione Tiburtina. Un monitor bianco, le dita che si muovono frettolose sui tasti. La tua storia che prende forma. Leggerla e ritrovare te stessa. 

giovedì 17 ottobre 2013

Il Ghetto di Roma, 70 anni dopo

Non ho foto di quel giorno, non ho fermato le emozioni che sentivo mentre camminavo. Perché io il Ghetto di Roma me lo ricordo per quello che mi ha trasmesso, in una tarda mattinata di cinque mesi fa. Ripercorro lo stupore, ripenso al fatto che non mi fossi accorta immediatamente dove mi trovavo. Tutte quelle persone che si salutavano, i ragazzi all'uscita di scuola che si davano appuntamento per il pomeriggio, il panificio affollato. E poi... Capire d'improvviso che quello era il quartiere conosciuto per l'orrore della guerra, per una pagina di storia e di sofferenza.
Oggi, settant'anni dopo quel 16 ottobre del 1943 - data in cui i nazisti rastrellarono il Ghetto di Roma, arrestando più di mille ebrei, per poi riunirli su un treno che li avrebbe portati nei campi di sterminio in Germania - l'ho attraversato di nuovo, il Ghetto. Nella mia mente sono stata di nuovo lì, a fermarmi dinanzi alle targhe dei bimbi commemorati. Immersa in un tempo che non era il mio, ma era la vita di quelle persone a cui fu portato via tutto.


domenica 13 ottobre 2013

Dall'altra parte

Graffito di Banksy
E' semplice rinunciare, non correre il rischio di cadere - ancor peggio crollare - chiudersi a riccio, dirsi che non si è capaci. E' meglio voltarsi, far finta di non essere in quel posto. Credere sia roba per altri, non per te.
Anche se sei lì, davanti a quella staccionata, e sai che saltare - forse - non è poi così faticoso, l'incertezza ti brucia in partenza. Spegne i desideri, annebbia la vista, duole alla testa ed alle articolazioni. E allora resti fermo, ti senti stanco e ti siedi, come fai sempre, come fai di solito. Quando pensi di aver perso in partenza, mentre ti sei sconfitto da solo.
In notturna si amplifica tutto, perfino quella staccionata. Che se è un muro, diviene un grattacielo. Che se è un lago, diventa l'oceano. E, dall'altra parte di essa, nelle notti fai a cazzotti con te stesso, spremendoti sul come districare tutto il da farsi. Mentre il resto se la dorme, tu hai voglia di stravolgere la tua esistenza. Proprio di notte. Non vorresti essere lì. E allora ti consumi in un altro dove e in un altro quando. A sognare ad occhi aperti quel qualcosa che non c'è. 
Sta lì, dall'altra parte.